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I vaccini genetici: una sfida biotech per la lotta ai tumori

È notizia degli ultimi giorni l’ultima tecnologia in studio dai ricercatori nel campo delle biotecnologie mediche: la vaccinazione genetica. I farmaci genetici costituiscono l’ultima frontiera tra le terapie innovative nel campo dell’immunoterapia dei tumori, e il loro studio è in corso presso Istituto di Farmacologia Traslazionale del CNR di Roma, impegnato da anni nello sviluppo di protocolli preclinici di immunizzazione genetica.

“Il principio innovativo sul quale si basa questa tecnologia”, spiegano gli autori, “è quello di inserire la sequenza di DNA che codifica per un dato antigene nel materiale genetico di un batterio detto plasmide, che funziona da vettore. Il vaccino genetico così ottenuto può essere iniettato direttamente nell’ospite, con un procedimento simile alle comuni tecniche di vaccinazione (ad es. per via intramuscolare). In seguito all’iniezione, il plasmide utilizzerà i meccanismi cellulari dell’ospite per la produzione dell’antigene che a sua volta stimolerà nell’organismo una risposta immunitaria”. Una caratteristica importante nella strategia per ottenere questi vaccini di nuova generazione è la possibilità di incorporare nel vettore, oltre agli antigeni o epitopi, anche molecole capaci di indirizzare e amplificare la risposta immune, e pertanto in grado di aumentare la stimolazione dei linfociti B e dei linfociti T, e la liberazione di specifiche citochine”. Il successo di questa tecnologia è già sfociato nella commercializzazione di alcuni prodotti in campo veterinario. Nel giro di pochissimi anni numerosi trial clinici sono stati approvati e alcuni, ad esempio per melanoma, carcinoma della prostata, carcinoma del colon, sono in fase avanzata di sperimentazione nell’uomo”.A contribuire a questa importante ricerca, non è solo la biotecnologia e la bioinformatica, ma anche una sua branca, detta immunoinformatica: infatti, questa tecnologia funziona attraverso la creazione e lo sviluppo di algoritmi per la predizione degli epitopi, ovvero le entità molecolari più piccole riconoscibili dal sistema immunitario. Insomma, l’unione ha sempre fatto e sempre farà la forza, in un mondo sempre più altamente specializzato.